Il 2020 sarà ricordato come l’anno del Coronavirus, l’anno in cui si è sviluppata una Pandemia attraverso un virus venuto dalla Cina e che ha poi colpito duramente l’Europa e il resto del mondo.
L’Italia è uno dei paesi ad essere stato più colpito, soprattutto il Nord Italia, e abbiamo dovuto mettere in atto provvedimenti molto seri, il “distanziamento sociale”, la quarantena, il blocco della maggior parte delle attività. Le famiglie sono chiamate a stare a casa, a uscire solo per motivi comprovati di lavoro o di salute, non si può andare in gruppo a fare la spesa, non si può andare a casa di amici, a trovare amici e parenti, non ci si può riunire, vietata ogni forma di assembramento, vietato abbracciarsi e baciarsi, vietata la stretta di mano. Si deve restare ad almeno un metro di distanza gli uni dagli altri.
Ancora peggiore la situazione per chi contrae il virus e resta in isolamento a casa, confinato nella propria stanza, come un appestato, lo stigma sociale da parte del vicinato.
Per la nostra mente è una prova durissima da affrontare, ancora peggiore se la malattia peggiora sviluppando una polmonite, il ricovero senza più poter ricevere visite, la possibilità di dover ricorrere alla ventilazione artificiale, alla terapia intensiva.
Abbiamo paura per noi e per gli altri, abbiamo paura di ciò che non si conosce ed in questo tempo che si sviluppa come al rallentatore, le informazioni si moltiplicano sui social network, le uniche notizie sono quelle del virus, delle modalità di trasmissione, i dati che si aggiornano ogni ora, le interviste a medici, virologi ed epidemiologi. E poi ci sono le fake news, quelle che fanno crescere l’allarmismo ingiustificato, che fanno guardare con sospetto chiunque, che fanno “odiare” le persone che vediamo sotto casa perché sono uscite a fare la spesa o sono uscite per fare una passeggiata, non sapendo nulla di loro, delle loro vite. Li etichettiamo tutti indistintamente come irresponsabili, perché abbiamo bisogno di trovare un nemico, un untore, qualcuno che ha la colpa per una situazione che non vogliamo e che ci getta nello sconforto e nel panico.
“Il sospetto e l’esasperazione, quando
non sian frenati dalla ragione e dalla
carità, hanno la triste virtù di fare
prender per colpevoli degli sventurati,
sui più vani indizi e sulle più avventate affermazioni”
Manzoni
Non ci sono solo le paure del contagio, di finire in ospedale e rischiare la vita, ma si aggiungono le paure di restare senza lavoro in un momento in cui già era tutto precario. E queste paure possono essere amplificate dal senso di solitudine, quindi restare a casa è rassicurante, ma è anche doloroso.
Come mi ha detto una mia paziente al telefono un aspetto rassicurante è quello di sapere di non essere soli in questo momento, anche se ognuno a casa sua e che tutti stiamo contribuendo a sconfiggere questo virus, che stiamo facendo questi sacrifici per il bene di tutti, non solo per il nostro.
Ecco quindi dieci suggerimenti per affrontare al meglio il distanziamento sociale:
Articolo a cura della
dott.ssa Alessia Gollini
Psicologa Psicoterapeuta a Roma
Dott.ssa Alessia Gollini Psicologa Psicoterapeuta
Roma
declino responsabilità | privacy policy | cookies policy | codice deontologico
Iscritta all’Albo Professionale degli Psicologi della regione Lazio il 11/09/2000 n. 9315
P.I. 06239751008
AVVISO: Le informazioni contenute in questo sito non vanno utilizzate come strumento di autodiagnosi o di automedicazione. I consigli forniti via web o email vanno intesi come meri suggerimenti di comportamento. La visita psicologica tradizionale rappresenta il solo strumento diagnostico per un efficace trattamento terapeutico.
©2017 Tutti i testi presenti su questo sito sono di proprietà della Dott.ssa Alessia Gollini
© 2017. «powered by Psicologi Italia».
E' severamente vietata la riproduzione, anche parziale, delle pagine e dei contenuti di questo sito.